Finalmente andiamo da Balto!!!
Sveglia presto stamani perché la giornata sarà bella piena e per prima cosa…
Central Park, dove vedrò…
Balto!!!
Non sto nella pelle davvero, è tipo da quando ho 5 anni che sogno di vedere la statua di Balto che si vede nel cartone, ed ora, dopo 20 anni, posso realizzare questo piccolo desiderio della me stessa bambina.
Tutto inizia al Columbus Circle, non una semplice piazza.
E’ una sorta di miliario aureo a partire dal quale vengono misurate tutte le distanze ufficiali da New York.
E’ meraviglioso: vedere Central Park ricoperto da un sottile strato di neve.
Ci sono i cani portati la mattina presto a fare la loro usuale passeggiata; qualche temerario che affronta il gelo mattutino per fare sport e un numero sorprendente di buoni pattinatori nella pista di ghiaccio del Walmark Ring.
Fa davvero freddo, questo occorre sottolinearlo perché ci si gela subito il naso e piano piano ci siamo congelati.
Ma, imperterriti seguiamo la nostra tabella di marcia perché non ci si può arrendere allo stupido freddo; siamo a New York, a Central Park!
Nessuno scoiattolo in vista ma tanti uccellini belli paffutelli che se ne stanno a cercare qualche semino tra la neve, oppure a prendere un po’ di caldo dai timidi raggi di sole che passano tra grattacieli e alberi; perché sì, fa un freddo cane ma il sole c’è, una giornata fiabesca.
Alla fine arriviamo da Balto ed è stato proprio come immaginavo, leggere la targa e poterlo abbracciare mi ha colmata di emozione; sono
tornata la bambina con le lacrime agli occhi che estraeva la cassetta registrata alla tv dal videoregistratore.
L’ho abbracciato come se lo avessi incontrato, come se la sua storia facesse parte anche della mia.
Proseguiamo per la Literaly Walk fino ad arrivare al Dakota Building, il palazzo davanti al quale hanno sparato a John Lennon.
Tento con tutte le mie forze di fumarmi una sigaretta (visto che all’interno di Central Park è severamente vietato) ma tra vento e freddo è davvero un’epica impresa.
Non riesco a tenere la sigaretta tra le dita che mi stanno passando dal rosso al viola, alla fine metto la sigaretta in bocca e cerco di fumarla senza usare le mani.
No comment…
Una notte al museo
Arriviamo fino al Belvedere Castle, un’antica costruzione che torreggia su un’altura di Central Park.
Passiamo anche vicino al lago ghiacciato e ho provato la resistenza del ghiaccio; purtroppo altamente inadeguata a permettermi una camminatina senza finire morta congelata.
Arrivate le nove è giunto il momento di dirigerci verso il Museo di Storia Naturale, un altro punto che non mi sarei mai voluta perdere; sapevo che dentro ci sarei voluta stare almeno una settimana e perdermi nelle sue immense stanze ricche di tesori provenienti da ogni parte del mondo.
Questo è il nostro terzo ingresso utilizzando il pass, se però dovete comprare i biglietti potete trovarli qui.
Prima di entrare abbiamo fatto l’incontro che speravo fin da quando sono salita sull’aereo…
Vedere degli scoiattoli!
Ne abbiamo trovati due sopra un albero e li ho tempestati di fotografie, neanche fossero stati delle superstar di Hollywood!
Sono così carini, tutti pelosetti e intenti a stiracchiarsi sull’albero.
Prima di entrare nel museo ci ha colto il consueto languorino di metà mattinata così ci siamo fermati ad un foodtruck e ci siamo presi un hotdog.
Hot dog che purtroppo si è raffreddato istantaneamente visto che la temperatura è di ben -8 gradi! Anche se la percepita è ben più bassa.
Ad ogni modo gli hotdog sono davvero buoni anche se costano un occhio della testa (4$!!!!!); secondo noi sono fatti di carne di manzo e non di maiale o pollo come quelli che si trovano in Italia.
Fuori dal museo c’è un simpatico dinosauro fatto con una pianta ma appena entrati…oh my god!
Ci accolgono belli in posa i primi scheletri di dinosauri che sono davvero enormi.
Scaliamo uno degli ingressi presenti nel pass e si parte, iniziando dalle sale in cui si trovano gli animali delle varie parti del mondo.
Non sono imbalsamati ma realizzati con una speciale tecnica che prevede la realizzazione di una scultura in legno del corpo dell’animale.
Su questa viene poi incollata la pelliccia e le corna, mentre occhi di vetro ed altri particolari in materiale non deperibile completano la riproduzione. Sono davvero interessanti e belli da vedere.
Proseguendo si passa nella sala dedicata allo spazio nella quale ci sono tantissime informazioni su scoperte e dimensioni legate ai giganti celesti.
Troppe informazioni per noi che non abbiamo la mia ideale settimana da trascorrere dentro al museo. Un’occhiata veloce e poi passiamo oltre, alle sale dedicate alle culture del mondo.
Un pizzico di oriente
Non mi aspettavo che ci fossero, pensavo che tutto il museo fosse incentrato sugli animali, peccato non avere abbastanza tempo per leggere tutto.
Abbiamo visto la tecnica di realizzazione delle stampe giapponesi; attraverso differenti matrici in legno che vengono pressate in successione sulla carta creando i vari strati del disegno, completo di ombre e colori; un po’ come la stampa serigrafica usata da Warhol un bel po’ di anni dopo.
Nell’ala orientale ci sono finissime statue intagliate raffiguranti personaggi della mitologia giapponese e cinese,
le maschere del teatro del No e un baldacchino utilizzato nei matrimoni della Cina antica.
Inoltre ci sono alcune vetrine dedicate alle abitudini delle varie popolazioni tra le quali mi sono soffermata sugli avvenimenti importanti nella vita di un cinese antico.
Ho scoperto che iniziano a contare gli anni da 1 e non da zero come facciamo noi.
Quando il bambino compie gli anni gli vengono posti innanzi degli oggetti, ognuno dei quali rappresenta un mestiere, e il bambino scegliendo un oggetto decreterà il suo futuro.
Ci sono poi le sale dedicate a Birmania e Tibet dove si trovano alcuni testi sacri buddhisti.
La sezione dedicata all’Africa!
Purtroppo il tempo vola, quindi andiamo direttamente alla sala dedicata alle tribù africane che non mi sarei mai potuta perdere visto il mal d’Africa che mi è preso negli ultimi tempi; anche se non sono mai stata in Africa.
Ho visto da vicino i costumi tribali e un’infinità di maschere antiche originali sulle quali avrei continuato a sbavare volentieri per ore.
Ma dannato tempo che scorre troppo velocemente quando ti diverti.
Sud America!
La sala dedicata alle civiltà sudamericane è pure lei bellissima, ricca di copricapi piumati dai mille colori.
Dopo questa sala c’è la riproduzione della testa dell’isola di Pasqua, che nel film “Una notte al museo” dice: “Scemo Scemo dare gomma gomma”!
Ma ho scoperto che è una riproduzione!
Bummer…
Terminato il nostro giro per il mondo si passa da una zona con tutta l’evoluzione scimmiesca corredata di tanti scheletrini.
E qui c’è veramente tutto, tantissimi animali conosciuti e non: le tartarugone dell’era glaciale, tigri dai denti a sciabola e mammutoni.
Pensavo fossero più grossi ma probabilmente con addosso tutto il pelo dovevano essere davvero impressionanti; ho scoperto da dove deriva la credenza nell’esistenza dei ciclopi.
Ebbene deriva proprio dagli scheletri ritrovati dei mammut i quali avevano un enorme foro al centro del cranio, dove si posizionava la proboscide; gli antichi credevano che questa fosse la sede dell’unico occhio dei ciclopi.
Qua c’è lo scheletro del famoso T-rex, con le sue zampettine piccine picciò, davvero esilarante almeno per me.
Siamo arrivati poi alla zona della Papua Nuova Guinea dove ho scoperto altre intressantissime maschere, tutte intrecciate con fibra naturale, belle quasi al pari di quelle africane anche se meno variegate.
Abbiamo visto degli enormi totem e scoperto che questi venivano posti sulle tombe dei defunti.
Infine ci siamo goduti uno stralcio della sezione dedicata alle piante dove abbiamo visto il tronco di un albero che aveva più di duemila anni!
E una bellissima sala dedicata all’evoluzione, con tanti corpi di vari animali che illustrano le varie specie; comprese di meduse in barattolo e tanti animaletti striscianti che mi affascinano parecchio.
Un altro appunto da fare a me stessa nel caso dovessimo tornare a New York è quello di ripassare da questo museo per visitare la sezione dei minerali che pure mi interessa molto; ma veramente, il tempo è scaduto.
All’uscita un altro simpatico scoiattolo sta saltellando da una piastrella all’altra cercando ghiandine buone da sgranocchiare ed ho tempestato pure lui di foto.
The Vessel e Chelsea Market
Presa la metro alla stazione proprio sotto il museo (carina visto che è una delle rare stazioni decorate della città) siamo andati a sud, verso il Pub di How I Met Your Mother; almeno l’interno del pub in cui hanno girato la serie, però poi ci è scocciato entrare senza prendere nulla e quindi abbiamo rinunciato.
Mi riprometto di non farlo più in futuro perché mi è dispiaciuto non vederlo, f***ulo le buone maniere o i comportamente socialmente accettati; se vorrò vedere qualcosa d’ora in poi me ne fregherò di quello che potrà pensare la gente.
Alle tre ci aspetta il nostro ingresso gratuito al The Vessel, così ci dirigiamo verso il quartire di Chelsea.
Questa zona è in piena ricostruzione visto che per anni lei e il Meatpackaging District sono stati quartieri industriali della città e perciò abitati da gente povera e un pochino più malfamati.
Ma adesso grazie alla costruzione della High Line (purtroppo chiusa quel giorno, penso a causa del ghiaccio) e del Vessel che ne conclude il tragitto; penso che la zona crescerà molto nei prossimi anni diventando un nuovo posto carino per New York.
All’interno del centro commerciale troviamo un’intera parete formata da migliaia di paiette double face che permettono di giocare scrivendo e cancellando disegni sulla parete; un gioco molto apprezzato dai bambini e ovviamente anche da me.
Ci apprestiamo a salire su questo enorme alveare composto esclusivamente di pianerottoli e scale; e tanto vento che ci obbliga a girare nel verso in cui possiamo prenderne meno.
Mi piacciono queste costruzioni leggere e geometriche che offrono buoni spunti per belle fotografie.
Dalla cima si ammira il New Jersey e il cimitero dei treni che anni fa portavano tutti i beni di prima necessità in giro per Manhattan.
Questo quartiere è noto anche per le gallerie d’arte.
Nota a margine: Giulia ricordati di visitarlo meglio se mai tornerai in questa città; così di straforo ho potuto vedere in una vetrina un Banksy originale del rivoluzionario che lancia il mazzo di fiori.
A Chelsea domina il mattoncino rosso, tutti i palazzi sono in questo stile e tonalità di colore; il che lo rende molto diverso da quelli visti fin’ora.
Per esempio sembra molto più caldo e intimo rispetto al grigiore dei possenti palazzi stile anni venti trenta che si trovano nella zona del Rockefeller.
Qua, ad un incrocio, ho trovato una moltitudine di libri illustrati facenti parte di una vecchia raccolta di storie dentro un bidone; ebbene sì, il bidone era pulito perciò nulla mi ha impedito di sbirciare bene e prendermi un libro da portare a casa.
In questa zona non ci sono dei veri e propri grattacieli; ci sono le tipiche casette terra tetto che si vedono al cinema con la loro porticina di ingresso, la scala e il piccolo fazzolettino di terra recintato.
Consiglio di Brachi’s: passare una mezza giornata di sole a passeggiare per Chelsea.
Finiamo la giornata al Chelsea Market, altro posto veramente carino.
Speravo di chiuderla con un fantastico panino all’aragosta da Lobster’s, ma il costo è davvero assurdo.
Magari in un prossimo viaggio ce lo concederemo, così come le ostriche che voglio davvero provare alla Central Station.
Guardiamo gli chef giapponesi affilare i loro coltelli sulla pietra e ammiriamo le tantissime varietà di pesce presenti sui loro banchi, compreso il Bronzino!
Il mercato si trova all’interno di un antico edificio dall’aria molto suburbana e decadente.
Ma non lasciatevi ingannare, raccoglie tanti posti chic al suo interno creando un connubio interessante.
C’è anche un piccolo anfratto decorato con carte riflettenti molto fiabesco.
Girando un poco per il quartiere abbiamo trovato molti murales, di cui alcuni fatti da un unico collettivo o artista visto lo stile molto simile.
Trovandomi a Chelsea non potevo non passare davanti al famoso Chelsea Hotel; purtroppo è in ristrutturazione.
In questo hotel Sid Vicious uccise Nancy e vi hanno soggiornato tantissimi musicisti importanti.
Concludiamo la nostra giornata al Flatiron Building, anch’esso in ristrutturazione ma comunque bello da vedere.
Interessante la sua forma appuntita che si slancia verso il Madison Square Park.
Anche se non abbiamo potuto ammirare le sue mille finestrelle accese, ci siamo comunque goduti la vista del parco sul quale svettano alcuni bellissimi edifici da ammirare sia di giorno sia di notte (come il palazzo della Henry Luce Foundation e il Clay Avenue Building).
Inoltre sul parco si affaccia un enorme negozio LEGO con tanto di statua della libertà fatta coi famosi mattoncini.
Alla sera solita zuppetta e letto anche perché domani ci aspetta un levataccia mattutina non da poco.
Alle 4 del mattino abbiamo l’autobus per Baltimora, quindi per proseguire nel pomeriggio verso la capitale, Washington D.C.
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