Iniziamo la nuova giornata con una ventata di freschezza, nel vero senso della parola, c’è una “brezza” che porta via!
Qua sotto potete vedere il mio modello che ne dà una dimostrazione.
Grianàn of Aileach
Grianàn of Aileach è probabilmente il monumento storico più noto di Inishowen (altra famosa penisola di Donegal) e la vista da quassù è meravigliosa, o almeno sono sicura che lo sia visto che oggi non è proprio una giornata limpida.
Il forte risale al 1700 a.C ed è legato ai Tuatha de Danann che invasero l’Irlanda prima dei Celti e costruirono così le prime fortificazioni.
Questi popoli adoravano Dagda (il Dio Buono) e si pensa che fu proprio questo Re-Dio ad ordinare la costruzione del forte per farne un monumento funerario al figlio Aedh.
La maggior parte del forte è costruita senza malta e all’interno ha tre terrazze e strutture in legno che servivano da alloggio.
Sotto ci sono ancora i resti dei bastioni dell’età del bronzo e del ferro.
Una leggenda narra che i giganti di Inishowen (gli Ui Neill) giacciono qua addormentati, pronti a risvegliarsi quando la spada sacra verrà sguainata, scendendo a reclamare la loro antica terra.
Un’altra ci dice che qua si trovasse il palazzo del letargo di Graine, la dea celtica del sole.
Si pensa che anche San Patrizio abbia visitato questo luogo e che qui abbia battezzato Eoghan, il capo locale, nel V secolo.
Per sottolineare l’importanza del sito pensate che era uno dei cinque luoghi irlandesi che Tolomeo d’Alessandria segnò sulla sua mappa del mondo nel II secolo!
Fort Dunree
Fort Dunree (Dun Fhraoigh in irlandese, cioè “Forte dell’Erica”) è stato un importante sito difensivo nel corso della sua storia, infatti si affaccia sullo strategico Lough Swilly.
Questo fiordo è stato usato prima dai norvegesi poi dagli anglo-normanni; poi dai soldati mercenari e infine dai Gallowglasses quando decisero di insediarsi in Irlanda.
In tempi più recenti, durante la prima guerra mondiale, la Grande Flotta britannica si rifugiò proprio qui dove era stato costruito, nel 1798, un piccolo forte per prevenire il possibile ritorno di una flotta d’invasione francese.
Solo poco prima della Seconda Guerra Mondiale il forte finì nelle mani irlandesi che lo usarono per controllare il rispetto della neutralità dell’Irlanda durante la guerra.
Purtroppo non l’abbiamo visto, un signore in pratica ci ha chiuso la porta in faccia dicendo che non era visitabile.
Abbiamo comunque fatto un giretto nei dintorni per scattare qualche bella fotina!
Mamore Gap
Per arrivare alla tappa successiva siamo passati dal Mamore Gap, un tratto di strada tortuosa che è proprio una meraviglia.
Il vento è troppo forte per il drone quindi non posso mostrarvela dall’alto ma merita proprio allungare un po’ il vostro itinerario per percorrerla (meglio se la fate arrivando da sud in quanto sulla cima vi si apre tutto il panorama della penisola ed è davvero mozzafiato).
Questo passo è stato per molto tempo l’unico collegamento tra Urris e Buncrana, non riesco a immaginare il traffico!
E’ stato inoltre sito di pellegrinaggio per molti anni e ancora oggi vi tengono una messa per celebrare gli anni delle Leggi Penali, quando i cattolici erano obbligati a praticare il loro culto in segreto.
Questa strada viene chiamata anche “The magic road” per un motivo, se venite da sud, una volta passata la fonte sacra (quella con la statua bianca) troverete alla vostra sinistra un sasso bianco abbastanza visibile.
Quello che dovete fare è semplice: fermate la macchina e mettete il freno a mano, poi lasciate in folle e quindi rilasciate il freno a mano.
Per un effetto ottico vi sembrerà che la macchina vada da sola in salita! Ovviamente la macchina sta andando in discesa ma l’impressione è proprio quella che una strana forza vi faccia andare in salita senza accelerare!
Eccoci ad Inishowen
Il nome di questa penisola, Inishowen, viene da Inis Eoghain che significa “Isola di Eoghan”.
Eògan mac Neill, figlio di Niall dei Nove Ostaggi, era il capo di un clan che fu così potente da essere assediato dal Re di Limerick (se il re si è scomodato per questo clan doveva averne timore).
Questo sovrano venne nel nord e ordinò la distruzione del Grianan of Aileach, ogni soldato doveva inoltre portare via una pietra per impedirne la ricostruzione.
La nostra prossima fermata in questa penisola è alle cascate di Glenevil che, come è successo per quelle di Assaranca, vanno a tutta birra. A differenza delle altre cascate, che consiglio di vedere dopo una bella giornata piovosa, queste secondo me sono più belle quando c’è meno portata, oggi infatti sono un muro d’acqua che ti inzuppa e ti impedisce di fare una foto “asciutta”.
La passeggiata di circa un chilometro per arrivarci è comunque piacevole e ogni tanto se siete fortunati potete scorgere le case delle Fairies.
Mi raccomando non disturbatele che saranno anche carine ma sono pericolosissime se si arrabbiano, in Irlanda ci sono centinaia di storie che lo testimoniano.
In zona vi consiglio di visitare il “Glendowen Craft Shop”, un carinissimo negozio di prodotti locali dove la qualità non si spreca. Chiedete alla proprietaria se può farvi vedere il suo telaio, è una meraviglia e lo hanno salvato dalla distruzione ridonandogli piena vita!
Qua abbiamo adottato Tommy, la nostra mascotte di viaggio, una vera pecora del Nord!
Il nome non l’ho scelto a caso, la proprietaria possiede infatti alcune percore che ci ha detto chiamare tutte Tommy.
Magari le pecore in realtà sono molto sveglie ma l’essere chiamate tutte con lo stesso nome le confonde!
Le spiagge non mancano mai
Five Finger Strand, il suo nome viene dai cinque faraglioni che sporgono dall’acqua sul lato nord.
Questa bella spiaggia è circondata da alcune delle dune erbose (la parte erbosa è chiamata Marram grass ed è indispensabile per mantenere ferme le dune) più alte d’Europa.
Prestate attenzione all’accesso a questa spiaggia; l’alta marea sommerge il camminamento di rocce e potreste rimanere bloccati e dovervi arrampicare sulle dune per tornare alla macchina.
Concludiamo il nostro tour di Inishowen all’imperdibile Malin Head.
Malin Head
Parcheggiamo proprio a Banba’s Crown, dove primeggia la vecchia torre utilizzata come stazione di segnalazione che collegava l’America e l’Europa.
Questa torre inizialmente è stata costruita, nel 1805, come parte di una serie di edifici adibiti a torri di avvistamento contro una possibile invasione francese. Successivamente è stata rilevata da Marconi e utilizzata appunto come stazione di segnalazione.
Nel 1870 furono registrati qua i primi bollettini meteorologici e nel 1902 venne inviato il primo messaggio wireless alla nave SS Lake Ontario.
Il nome del luogo proviene dalla dea Banba, della tribù mitologica dei Tuatha Dè Danann, che si dice abbia abitato l’Irlanda ben prima dei Celti.
Banba e le sue sorelle, Eriu e Fòdla, divennero le dee protettrici che rappresentavano la sovranità e lo spirito dell’Irlanda.
Le acque di Malin Head sono piene di U-boats e transatlantici affondati, quindi se siete amanti delle immersioni potreste unirvi ai vari appassionati che si immergono alla ricerca di questi relitti.
Da questo punto è possibile vedere l’isola di Inashtrahull e il suo faro, se siete proprio fortunati vedrete anche le colline scozzesi!
La tempesta non ci fermerà!
Noi non siamo così fortunati, cala l’oscurità e si scatena il vento; per fortuna tira verso la terra e sappiamo di non correre il rischio di finire in mare.
Motivo per cui, andiamo a fare una passeggiatina no? Come fai ad arrivare nel punto più a nord dell’Irlanda e non esplorare un po’?
Fatiscosamente riusciamo ad arrivare all’Hell’s Hole.
Diciamo che lo vediamo da lontano poiché è un’enorme crepaccio nella costa e il rischio di finirci dentro in una giornata tempestosa come questa è alto.
In una buona giornata potete anche raggiungere il Devil’s Bridge e camminarci sopra, ma di nuovo, attenzione al meteo!
Malin Head è anche l’inizio/la fine della Wild Atlantic Way, la strada costiera più bella d’Irlanda, così ricca di storia e di posti meravigliosi che il migliore consiglio che si può dare è quello di noleggiare un van e avere almeno 2 mesi di vacanza per poterla visitare tutta!
Se quello che ho scritto ancora non vi basta, è qua che hanno girato alcune delle più famose scene di Star Wars: L’ultimo Jedi!
Se non sapete come siamo arrivati qua o cosa ne sarà di noi…eccovi i pulsanti.