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Day 9: Vigilia di Natale a Lower Manhattan

Statua della Libertà da Lower Manhattan, la Vigilia di Natale
Una piccolissima Statua della Libertà

E’ arrivata la Vigilia di Natale!
E’ il giorno della nostra signora Lady Liberty!
Mi sembra strano averla lasciata per la fine della vacanza; ma Lower Manhattan non sapevo proprio dove metterla se non quando tutti gli altri musei erano chiusi.
Domani, il giorno di Natale, anche questa attrazione sarà chiusa, perciò oggi è perfetto!
Così, con la nostra bella e vecchia metro siamo scesi giù fino alla punta della penisola, e con moltissima calma abbiamo preso il traghetto a Battery Park.

Battery Park e Lower Manhattan

La Statua della Libertà si trova su Liberty Island, che fantasia eh?
Per arrivarci ovviamente dovete prendere il traghetto e potete farlo da Battery Park che si trova vicino a Castle Clinton.
Qua potete comprare i biglietti, oppure ritirarli in caso li abbiate prenotati in anticipo (come abbiamo fatto noi e come vi consiglio di fare per risparmiarvi una lunga e certa coda).
Spuntiamo un altro ingresso, pero ora tutti ben spesi!

East Coast Memorial a Battery Park a Lower Manhattan la Vigilia di Natale
East Coast Memorial a Battery Park

Avete diverse opzioni tra cui poter scegliere:

  • General Admission: con questo biglietto base avrete compreso il traghetto + l’ingresso al Museo della Statua della Libertà e la possibilità di camminare intorno al piedistallo + ingresso al Museo dell’Immigrazione di Ellis Island + l’Audio Tour (che vi consiglio tenendo presente che è molto prolisso però).
  • Pedestal Reserve: tutto quello che c’è nel General Admission + ingresso al Piedistallo
  • Crown Reserve: tutto quello che c’è nel Pedestal Reserve + ingresso alla Corona della Statua.
    Ovviamente questo è il biglietto più ambito ed anche quello più difficile da ottenere.
    Se lo volete dovrete controllare costantemente il sito in attesa che attivino il pulsante per prenotarlo.
    I posti sono pochi e spariscono subito, quindi fatevi forza e mesi prima, cercate di accaparrarvi il premio!
  • Ellis Island Hard Hat Tour: è esattamente come il biglietto base + un tour guidato di 60 min del lato Sud di Ellis Island.

Per l’occasione mi sono messa il cappello multicolor di Copenaghen; anche se è un po’ scomodo mi sono divertita un mondo a girottare così.
Ci mettiamo davvero una vita ad arrivare alla statua!
Nonostante sia la Vigilia di Natale il molo è affollato di turisti che evidentemente hanno avuto la nostra stessa idea.

Il traghetto per Liberty Island
Matteo sul traghetto

La Statua della Libertà ovvero: “La libertà che illumina il mondo”

La Statua della Libertà durante la Vigilia di Natale
Ecco il cappello multicolor che porta l’allegria!

Dopo aver ritirato i biglietti bisogna fare la fila del security check (che è lentissima…); aspettare che il traghetto attracchi, che tutti scendano e che tutti salgano; insomma una palla.
Tutto lo stress che ci suscitano le folle viene ripagato immediatamente.
Vedere la città dal fiume e la statua così vicina è magnifico, la sua imponenza la potete apprezzare solo se ci andate vicino.

Lower Manhattan a Natale
Vista di Lower Manhattan

La statua, incluso il basamento, è alta 93 metri; capite bene che se la cercate con gli occhi da lontano non suscita così tanto stupore.
Ma quando sarete là sotto, immaginate di essere un immigrato che è stato per settimane in mare e finalmente la vede, l’ambasciatrice della libertà…
Però, però…diciamo che saresti stato felice come i protagonisti del Titanic se eri sicuro di essere accettato all’immigrazione, cosa per niente semplice.
Una volta sull’isola prendiamo l’audioguida e iniziamo a girottare intorno alla statua.
Purtroppo non abbiamo moltissimo tempo per cui andiamo spediti ma senza bruciare nulla; me la sono goduta!

History Tips: Nel 1865 Edouard Laboulaye, sostenitore dell’Unione nella Guerra di Secessione Americana, disse: “Se un monumento deve sorgere negli Stati Uniti come un ricordo della loro indipendenza, devo credere che sia naturale realizzarlo con sforzi comuni – un lavoro comune delle nostre due nazioni: Francia e America.
Questo commento instillò l’idea di una grande scultura al giovane francese Frédéric Auguste Bartholdi.
Edouard pensò di utilizzare l’idea di Bartholdi per costruire un grande faro a forma di popolana egiziana reggente una torcia all’ingresso del Canale di Suez.
Il progetto non venne mai realizzato, ma durante le sue ricerche Bartholdi approfondì la costruzione di statue con lastre di rame.
Alla fine, nel 1886, Bartholdi e Eiffel riuscirono a realizzare Lady Liberty.

Lady Liberty
Lady Liberty

«Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa – grida essa [la statua] con le silenti labbra – Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.»
(The New Colossus- Emma Lazarus)

Questa incredibile opera ingegneristica è realizzata con una struttura reticolare interna in acciaio, rivestita esternamente da 300 fogli di rame sagomati e rivettati.
Raffigura la dea Ragione, con una bellissima toga finemente modellata, che regge una fiaccola (simbolo del fuoco eterno della libertà) nella destra e una tavola con la data della Dichiarazione d’Indipendenza nella sinistra.
Ai piedi ci sono delle catene spezzate, simbolo della liberazione dal potere del sovrano dispotico.
Indossa una corona a sette punte che rappresentano i sette mari e i sette continenti.
Dentro al museo dell’isola c’è la fiaccola originale, che venne sostituita nel 1984 in occasione del 100° anniversario; era corrosa e quella nuova è placcata in oro!

La torcia originale
La torcia originale

Tutti i biglietti acquistati comprendono anche una fermata del traghetto a Ellis Island, dove si trova il Museo dell’Immigrazione.

Il Museo dell’Immigrazione a Ellis Island

Il museo è davvero ben fatto e vi consiglio di dedicare una giornata intera tra la Statua e qui.
Milioni di americani possono dire di avere degli antenati che sono passati attraverso le strutture di Ellis Island.
Persecuzioni religiose, conflitti politici, disoccupazione, desiderio di avventura, ricerca di parenti: queste sono alcune delle motivazioni che diedero il via alla più grande migrazione della storia moderna.

Passaporto italiano
Passaporto italiano, valido per un anno per andare in paesi transoceanici
Le valige di un migrante

Ad Ellis Island tutto iniziò nel 1892 quando venne costruito il primo edificio per accogliere i migranti.
Purtroppo questo primo edificio bruciò nel 1897 e si persero molti documenti; nel 1900 ne costruirono uno nuovo, l’attuale (dal tetto ignifugo questa volta!) in stile rinascimentale fancese.
Come i migranti entravano nell’edificio i dottori erano pronti a controllare la presenza di malattie contagiose; guardavano gli occhi, la gola e se per esempio si aveva la tubercolosi o il tracoma si veniva rispediti a casa.
Si stima che l’ispezione medica durasse circa 6 secondi a persona, e se erano presenti dei sintomi si veniva segnati e mandati a ulteriori esami medici.
Se la malattia era di rapida guarigione si veniva tenuti nell’area ospedaliera per il periodo necessario e poi si poteva entrare.

L’accoglienza gelida alla Great Hall

La stanza senza dubbio più importante e iconica è la Great Hall (la Stanza delle Registrazioni) dove gli ispettori chiedevano agli immigrati: nome, città di provenienza, occupazione, destinazione e quanti soldi portavano con se; in totale erano ben 31 domande!
Inoltre controllavano la fedina penale, se eri un criminale non potevi entrare.
Ma non entravi anche se eri un ritardato mentale o una donna non sposata e non accompagnata; insomma non era facile per nulla.

Abbiamo visto alcuni dei test che facevano per controllare le capacità logiche elementari, quelli di scrittura per vedere se sapevi l’inglese e se sapevi tradurre.
Superati questi controlli finalmente i migranti potevano cambiare il loro denaro, comprare provviste e il biglietto del treno.

“Un immigrato è qualcuno che non ha perso niente, perché lì dove viveva non aveva niente. La sua unica motivazione è sopravvivere un po’ meglio di prima.”
(Jean Claude Izzo)

Nel museo ci sono moltissimi registri in cui si trovano i nomi degli immigrati con il lavoro a cui erano destinati e dove.
Era molto più facile entrare se si aveva già un contratto di lavoro e delle conoscenze nel paese.
Circa un terzo dei migranti rimaneva a New York, il resto cercava fortuna ancora più lontano.
Mentre il 20% veniva trattenuto per accertamenti medici o motivi legali, al 2% veniva negato il “sogno americano”.

Valute da tutto il mondo
Valute da tutto il mondo
Teddy Bear
Teddy Bear

Proseguendo si trovano i vecchi passaporti, anche di qualche italiano; moltissime immagini di lavoro e vari manifesti in doppia lingua.
L’edificio di Ellis Island venne chiuso definitivamente nel 1954.
Tra il 1901 e il 1910 furono 8,8 milioni di immigrati arrivati negli Stati Uniti, di questi ben 6 milioni vennero controllati a Ellis Island.

A conclusione del nostro tour di questo importante capitolo della storia newyorkese (e americana) metto la foto di un inquietantissimo Teddy Bear, appartenuto ad un’immigrata di nome Gertrud.
Gertrud Schneider ricevette il suo dallo zio dopo che la sua bambola di porcellana si ruppe.
Morris e Rose Michtom (di Brooklyn) furono i creatori di questi pupazzi ispirandosi ad un cartone animato.

Il cartone riprendeva il Presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, che si rifiutava di sparare ad un orsacchiotto durante una battuta di caccia.
La coppia ottenne il permesso proprio dal presidente di usare il suo soprannome “Teddy” per i loro orsacchiotti.

Finalmente si mangia al Burger Joint, ma shhhhh…è un segreto!

Dopo Ellis Island torniamo a Manhattan, e lo stomaco si fa sentire.
E’ arrivato il momento di cercare il Burger Joint, uno dei ristoranti “segreti” della città.
Ma “segreto” in che senso?
Questo minuscolo ristorantino ha la particolarità di avere l’ingresso (nascosto) nella hall di un lussuoso albergo.

Ingresso segreto del Burger Joint
Dove sarà l’ingresso?

Nascosto dietro una tenda rossa e in contrasto con l’albergo marmoreo, troviamo 6 tavolini e pareti in legno completamente piene di scritte.
Questi pochi “sopravvissuti”, ormai frequentati molto dai turisti per la loro eccentricità, ci raccontano qualcosa del passato di New York.

Insegna del Burger Joint
Insegna, direi non proprio degli anni venti, che aiuta a trovare il locale.

Nell’epoca del proibizionismo (1920-1933) si svilupparono gli Speakeasy, pub e ristoranti nascosti dove per entrare era necessario conoscere l’esatta ubicazione e delle parole d’ordine.
Qui servivano alcool quando in tutta l’America ne era vietato persino il trasporto.
Eccovene alcuni:

  • all’Apotheke dovete prenotare tramite mail, in questo modo riceverete una password da usare all’arrivo;
  • il The Back Room si trova dietro ad un negozio di giocattoli e i drink vengono serviti proprio come negli anni venti, dentro tazze da tè e con bottiglie nascoste dai famosi sacchetti di cartone;
  • il Please Don’t Tell lo troverete solo se entrerete nel fast food Crif Dogs (nell’East Village). Ma non basta, dovrete andare nel fondo del locale dove si trova una cabina telefonica, alzare la cornetta e premere 1!
    Magicamente si aprirà la porta per voi.

Abbiamo fatto una buona mezz’ora di coda con un po’ di eccitazione data dal non sapere cosa aspettarsi, infatti non avevo trovato delle immagini dell’interno quindi andavamo completamente alla cieca.
Anche se i costi non sono contenuti (come del resto niente in questa dannata città) abbiamo mangiato un buon hamburger con la carne cotta bene e delle gustose patatine, in compagnia di musica anni 90 e poster di friends e di film dello stesso periodo.

I’m coming Santa!!!!

Santa Claus è da Macy's alla Vigilia di Natale

Dopo il pranzetto originale andiamo verso Macy’s.
Ho prenotato la nostra visita da Santa (abbreviazione di Santa Claus, cioè Babbo Natale) e questo, vorrei sottolineare IMPORTANTISSIMO, appuntamento è quello che ha condizionato un po’ tutto il giro di questa Vigilia di Natale.
E’ una cosa assurda lo so, ho 25 anni, da Babbo Natale ci vanno i bambini che credono che sia davvero lì in un centro commerciale di New York solo per loro.

Però ,dopo aver visto infinite volte i bambini sedersi sulle ginocchia di un finto Santa Claus, lo voglio fare anche io ecco!
Con il tempo ho imparato che non mi importa se una cosa: è commerciale, se la fanno tutti, se non ha senso, se è finta; se io la voglio fare la faccio.
Non esiste una filosofia comune di come va affrontata una vacanza; esiste solo la nostra, personale, scelta di come apprezzarla al massimo.

Putroppo non avevo considerato un particolare; New York è piena di bambini che vogliono andare da Babbo Natale il giorno della Vigilia di Natale!
Facciamo più di un’ora di fila, un po’ mi dispiace di aver trascinato Matteo in questa follia poveretto!
D’altronde tutta la vacanza ce la siamo presa all’insegna della tranquillità, per cui anche questa volta, cuore in pace e facciamo la fila con i bambini entusiasti (chi più chi meno) e con i sempatici elfi che ci indicano la strada.

Vetrina di Natale
Vetrina natalizia
Gli elfi controllano che il Natale vada come deve andare
Gli elfi!

Il villaggio di Babbo Natale

Dopo una quarantina di minuti di fila esterna entriamo nel vero e proprio Villaggio di Santa, dove ci aspetta una fila altrettanto lunga.
Questa volta però camminiamo dentro un’area tutta addobbiata; si entra dal treno dopo che la Signora Claus (chiamata anche Mary Christmas) ci accoglie con un caldo benvenuto.

Mary Christmas (Mamma Natale)
Mary Christmas

Dal treno passiamo ad una foresta, con gli elfi che scolpiscono i giocattoli e alcuni animali con movimenti meccanici, come foche e orsi polari.
Ce l’ho fatta! Ho fatto la foto con un Santa un po’ stupito di vedere due adulti.
Matteo però ha rovinato tutto uffa!
Ad un certo punto mi dice che non c’è un solo Santa ma sono tanti, tutti dietro a vari pannelli per non farlo capire ai bambini .

Ha rovinato la magia!
Vabbè, riesco comunque ad avere il mio momento nostalgia quando Santa mi chiede cosa voglio per Natale.
Gli dico che vorrei che Matteo mi sposasse; passa quindi a Matteo e gli chiede perché non mi vuole sposare.
Matteo risponde che non lo sa!
Rido tanto nel vederlo rimproverare da un’elfa e da Babbo Natale stesso.

La foto con Santa Claus (Babbo Natale)
Sono con Babbo Natale!

Ritorno a Lower Manhattan: il Toro di Wall Street

Man in Black Headquarters
MiB Headquarters

Decidiamo di concludere la giornata con una passeggiata tra i quartieri di TriBeCa e Wall Street.
Proprio vicino al Battery Park, visto questa mattina, si trova lo Hugh L. Carey Tunnel Ventilation Building; nome che penso non vi dirà nulla.
Se però sbirciate la foto, i più nerd tra voi penso che ci metteranno meno di un secondo a realizzare che questa è la facciata del quartier generale dei Man in Black!

Pochi passi più avanti troviamo il famosissimo Charging Bull, simbolo indiscusso di Wall Street.
Il Toro di Wall Street, realizzato da Arturo di Modica (scultore italiano naturalizzato statunitense, scomparso nel 2021) fece molto scalpore in quanto, il 16 dicembre 1989, la Borsa di Wall Street si svegliò con questo simpatico toro in strada.
Arturo lo aveva installato senza chiedere il permesso a nessuno e lo aveva realizzato a proprie spese (circa 360.000$!).

Il Toro simboleggia la forza, il potere e la speranza del popolo americano per il futuro che aveva consentito all’America di risollevarsi dopo la crisi finanziaria del 1987.
Ma come ha fatto Arturo a posizionare in modo “furtivo” una scultura in bronzo di 3,2 tonnellate?
Ecco, questa storia è divertente!
Il giorno prima del “colpo” andò a fare un sopraluogo; osservò che la polizia passava nella zona dove intendeva posizionare la scultura ogni 5-6 minuti.
Doveva quindi arrivare, posizionare la scultura e scappare in circa 4 minuti!
Tutto era pronto, Arturo avrebbe trasportato il toro con un camion con la pedana.
Il giorno dopo però trovò una sorpresa, la città aveva messo un albero di Natale proprio dove doveva lasciare il toro!
Vabbè, non si disperò Arturo, lasciò il toro sotto l’albero, proprio dove un regalo di Natale dovrebbe stare.

Charging Bull a Wall Street
The Charging Bull

Wall Street e l’Oculus

A zonzo per Wall Street
A zonzo per Wall Street

Salutato il toro tentiamo di entrare dentro al Cunard Building (perché ho visto online che ha degli interni spettacolari).
Putroppo è già chiuso, ci abbiamo riprovato un’altra volta ma senza i biglietti di quella che pare essere una mostra privata non si può entrare.
Allora ditelo subito che non se può vedè sto Cunard!
Ci spostiamo nell’area dei palazzoni di Wall Street e cerchiamo di capire se possiamo entrare a visitare la Trinity Church.
Dopo una manciata di informazioni contrastanti l’unico modo era fare una coda per circa due ore in vista della messa di natale delle 9, anche no insomma, però c’è gente che si sta già mettendo in fila!
Assurdo (per me eh).

Un po’ delusa dal fatto che siano saltate due cose che ho programmato siamo andati verso la tappa successiva, il Ground Zero.
Due buchi neri dove una volta sorgevano le Torri gemelle, e davvero, non pensavo assolutamente che la cosa mi avrebbe toccata così tanto.
Essere davvero lì, e toccare con mano quelle centinaia di nomi incisi sui parapetti e retroilluminati; sentire il lento stillicidio dell’acqua che cade e viene risucchiata in questi pozzi neri senza fondo; e pensare a tutte quelle vite, stroncate forse dal loro stesso paese, è intenso.

Il termine “Ground Zero” inizialmente si riferiva alla zona, terrestre-marina, perpendicolare all’epicentro di un’esplosione atomica.
Dopo gli eventi dell’11 Settembre 2001 venne utilizzata per questo luogo.

Poi svolti l’angolo e ti ritrovi all’Oculus di Calatrava.
Una specie di gabbiano bianco scheletrico che è una stazione della metro, però anche un’opera architettonica.
Al suo interno ho cavalcato una bianca nuvola speedy!
Inaugurata nel 2016, questa costruzione è stata commissionata sempre dopo gli eventi del 2001, per riqualificare un altro luogo, teatro di una tragedia.
La sua pianta è ellittica, così come la volta; segnata da una lunga finestra che porta molta luce all’interno della stazione ed è una reinterpretazione del foto presente nel Pantheon romano.
Non sono mancante le critiche in quanto il costo finale dell’opera, 3,9 miliardi di dollari, è stato il doppio di quanto preventivato.

Passiamo anche dal Municipio di NY che però non è nulla in confronto a quello di Philly che abbiamo visto solo ieri.
Forse avrebbe reso di più se non fosse stato circondato da immensi grattacieli al cui confronto sembrava una casetta delle bambole.

Go Go Go Go!!!

Ma la vera conclusione della giornata deve ancora arrivare, ci manca la cena!
E così il nostro cenone della Vigilia di Natale viene coronato dal fantastico, leggendario, mitico, mettiamoci tutti gli aggettivi di questo mondo….Panino con Pastrami di Katz’s Delicatessen!

Dopo aver sentito parlare di pastrami un milione di volte da Joey in Friends non potevo andarmene dalla città senza averlo assaggiato.
Credo che prenderlo lì sia stata la scelta migliore di tutto il viaggio, è divino.
Lo abbiamo pagato 22$ ma ci si mangia tranquillamente in due.
Siamo arrivati non troppo lontani dalla chiusura, per un pelo non ci hanno fatto entrare.
Fiondati dentro lo stanzone gigantesco, con almeno 4 o 5 linee di persone che preparano cibo, un po’ tipo mensa, adocchio il cartello che pende dall’alto e ti indica il tavolino dove Sally finge di avere un’orgasmo in “Harry ti presento Sally”.
Ma la cosa che non dimenticheremo mai, oltre al panino, è il tizio che urla come un pazzo GO GO GO GO GO!
Sbattendo il coltellone sul bancone, evidentemente vuole andare a casa, penso ne abbia tutte le ragioni. Dopo aver visto i prezzi siamo un po’ spaventati, e quando vediamo il pezzettone enorme di carne che sta tagliando ci aspettiamo che ne metta un po’ nel panino e via.
Invece ce lo mette tutto!

E’ incredibile, le nostre facce sono più che stupite e mi viene l’acquolina solo a scrivere di quel momento.
Al che, belli felici e con l’aspettativa di una cena da signori nell’albergo, ci incamminiamo verso l’albergo. Nella nostra stanzetta Matteo divora la sua parte, io sono un po’ stanca per cui ne mangio qualche fettina e conservo il resto per il pranzo di domani.
Un cenone di Natale degno di essere ricordato!
Buonanotte pastrami mio!

Panino al pastrami
Quanto sarà bello questo panino al pastrami!
Pastrami come cenone della Viglia di Natale
Il nostro panino al pastrami/cenone di Vigilia

History Tips: come molti piatti della cucina servita in America, anche il pastrami non è stato inventato qua.
Le sue origini sono europee, per la precisione della campagna mediorentale e turca.
Successivamente è diventato una specialità gastronomica della Romania e un piatto tipico della cucina ebraica.
Con l’emigrazione degli ebrei in America nei primi del Novecento, il pastrami si è diffuso soprattuto qua a New York.
Si realizza utilizzando un taglio chiamato “brisket” cioè il petto; si mette in salamoia anche per un giorno intero e poi viene affumicato e cotto al vapore.
Insomma è un piatto che richiede un’estrema cura nella preparazione.

Se non sapete da dove siamo partiti e dove finiremo, cliccate qua sotto!



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