L’alzata è tragica, carichiamo i nostri due zaini con il cibo e le cose necessarie per passare la notte a Washington e prendiamo un taxi.
Anche questa è un’esperienza da fare, non sapevo come sarebbe stata la metro alle 3 e mezzo del mattino; non me la sentivo di rischiare andando all’avventura.
Sono ancora troppi pochi giorni che mi trovo in una nuova città e mi serve più tempo per prendere sicurezza e andare allo sbaraglio.
Il viaggio con Megabus (4h)
Alla fermata troviamo un foodtruck, incredibile vista l’ora; e ben due persone in attesa: una signora di colore dall’aria simpatica e un tipo strampalato che mi chiede se ho da accendere.
Il tizio strano ci ha avvisati di stare lontani dal foodtruck perché: “There are a lot of rats!” (ci sono un sacco di topi) ahahah è stato esilarante per me anche il tono con cui lo ha detto.
Iniziamo così a chiacchierare di ratti con la signora simpatica che ci è stata infinitamente utile; parlando del fatto che vogliamo andare a Baltimora (una città estremamente pericolosa a detta sua, nonostante anche lei ci stia andando per trovare la sua famiglia) ci dice che non avremmo fatto in tempo ad andare all’Hard Rock visto che avrebbe aperto alle 11.
Il nostro autobus per Washington sarebbe stato dopo poco e quindi non avremmo avuto tempo, mi chiedo ancora come facesse a sapere a che ora aprisse.
Comunque alla fine decidiamo di non andarci; non ne sarebbe valsa la pena visto che avremmo dovuto fare tutto di corsa rischiando inoltre di non raggiungere la meta principale per cui faremo il viaggio.
Così mi sono fatta una bella dormita visto che avremmo avuto solo due fermate: Philadelphia e Baltimora, per poi arrivare a Washington.

Ora si pone un problema, noi abbiamo il biglietto fino a Baltimora e poi un altro per Washington ma non per quella corsa; quindi cosa fare? Dirlo all’autista?
Ci viene nuovamente in soccorso la nuova conosciuta (proveniente dalla Jamaica) che ci dice semplicemente di stare zitti zitti e restare sul bus; se avessimo dovuto cambiare il biglietto avremmo dovuto pagare e per nulla.
Così abbiamo fatto, zitti zitti siamo arrivati incolumi a Washington e sinceramente è stato un viaggio comodo; c’è il bagno, la cosa che mi premeva di più, e i sedili sono comodi.
Diciamo che non avrei nessun problema a girare l’America intera su quei bus.
Consiglio di Brachi’s: il mezzo più conveniente per spostarsi in America è l’autobus, per questo viaggio a Washington abbiamo speso 16$ in due per andata e ritorno!
Buongiorno Washington!

Arrivati alla capitale ci scaricano alla mega fermata dei grandi bus; camminando siamo usciti di nuovo alla luce del sole, non senza ammirare la grande stazione con una volta all’ingresso che ti fa sentire piccolo come una pulce; come un po’ tutto in questo paese.
Dopo aver fatto qualche foto andiamo verso la nostra prima tappa nella nuova città, la Libreria Nazionale; passando di fronte alla Corte di Giustizia e dando un primo sguardo al Campidoglio, che sarebbe stato il nostro faro per tutta la giornata in città.
Ma prima di arrivare alla libreria sono stata catturata da un tenerissimo scoiattolo che cerca la sua nocciolina;

spaventandosi per il mio arrivo l’ha lasciata cadere ma io l’ho recuperata e sono riuscita a fargliela riprendere dalla mia mano, troppo tenero!
La biblioteca è magica, un palazzo veramente bello; forse più bello di quello di New York, all’interno è molto decorato con continui rimandi al mondo classico e quindi alla nostra casa.
Quasi tutti gli edifici alla National Mall ammiccano molto al nostro amico Palladio, in primis il campidoglio e la sua Rotunda.



Anche la biblioteca ha un’altissima cupola nella sua sala lettura; mi dispiace non aver potuto camminare tra i banchi della sala liberamente (non è consentito l’ingresso per i turisti).
Al suo interno si trova la bibbia di Gutenberg e ci sono sempre delle mostre.
Questa volta una è sull’invasione delle americhe da parte degli spagnoli e una sul movimento delle suffragette che ha portato le donne al voto anche in America.

Nella mostra sulle suffragette una donna volontaria che era lì per offrire spiegazioni agli interessati ci chiede cosa ne pensiamo ed è stato bello parlare con lei; proprio lei mi ha fatto notare come tutti gli edifici più significativi siano di ispirazione palladiana.
E’ un’amante dello stile visto che il suo viaggio in Italia lo ha passato proprio fra le varie ville che Palladio ci ha lasciato soprattutto nel nord italia.
Abbiamo discusso inoltre dei colori della bandiera delle suffragette: viola, bianco e oro; però non siamo state certe delle motivazioni se non che inizialmente avevano solo bianco e oro, poi aggiunsero il viola.
Sarebbe stato bello stabilire un contatto più profondo e magari incontrarla di nuovo fuori dalla biblioteca ma devo ancora imparare su questo front; riesco ad attaccare bottone abbiastanza facilmente ma poi non colgo l’occasione per far crescere qualcosa di più, mi serve allenamento.
National Air and Space Museum
Chiamiamolo pure il Museo dello Spazio, purtroppo anche lui in mezza ristrutturazione; o per fortuna visto che non abbiamo moltissimo tempo per girovagare tra moduli, razzi e tute spaziali.
Alle tre e mezzo abbiamo il biglietto per la visita guidata del Campidoglio e non possiamo rischiare di arrivare in ritardo, e ci siamo andati comunque molto vicini; la nostra seconda

avventura dopo quella dei ratti e del rimanere “illegalmente” sul bus.
Il museo è bello, anche se avendo già visto quello della Cosmonautica a Mosca non è una completa sorpresa.
Una cosa interessante è che America e Russia si sono scambiati molti cimeli spaziali, in un clima che mi piace; quello della comunità scientifica più che della corsa allo spazio per l’orgoglio nazionale.
Dentro al museo troverete la tuta spaziale di Armstrong, quella di Gagarin e la ricostruzione dell’aereo dei fratelli Wright, nonché alcuni resti dell’originale.




La sala dedicata a Wright mi ha colpita molto perché è veramente ricca di informazioni su tutta l’evoluzione del progetto; ci sono le storie di tutte le persone coinvolte nel grande sogno di solcare liberamente i cieli.
Un’altra zona sorprendente è quella dedicata alle prove scientifiche; è pensata per i bambini ma in realtà utilissima e divertente anche per gli adulti; è ricca di piccoli esperimenti da riprodurre autonomamente cercando di prevederne i risultati e capire il perché.

Quando ce ne stiamo per andare per poco non mi perdo la capsula del Friendship 7!
E’ la capsula protagonista del film “Il diritto di contare” che mi ha davvero emozionata e che riguardo spesso quando ho bisogno di un po’ di carica.
Prima di tornare verso il Campidoglio ci fermiamo al Museo degli Indiani d’America, anche questo
sarebbe stato interessante da esplorare ma purtroppo non abbiamo abbastanza tempo!
In più ci si sono messi i controlli di sicurezza estremamente scrupolosi, più che negli altri posti; per cui abbiamo potuto solo fare una rapidissima passeggiatina nella hall e siamo dovuti scappare per tornare al Campidoglio.


Devo ricordarmi che qui a Washington la distanza tra un museo e l’altro è enorme quindi dovevamo tener conto del tempo che ci sarebbe voluto per tornare indietro.
Nonostante tutto, belli trionfanti e con addirittura 15 min di anticipo arriviamo all’ingresso del palazzo, dove ci dicono: “Have you any kind of food in yours bags?” (avete del cibo nelle borse?)
Beh ovviamente lo abbiamo, dobbiamo stare fuori due giorni!
“Ecco allora non potete entrare”… Are you fu**ing kidding me????
L’avventura del Campidoglio

Qui inizia la terza avventura in un unico giorno, non possiamo entrare con cibo e acqua e non c’è un posto dove lasciare i nostri zaini, una cosa da fuori di testa.
Chiediamo quindi dove poter lasciare lo zaino visto che non potevamo raggiungere il nostro albergo e tornare in tempo; ci consigliano di provare alla biblioteca.
Okay, partiamo di corsa per la biblioteca e arrivati lì spieghiamo il problema al pomposo e faccia da schiaffi di responsabile; il quale chiama un tizio al Campidoglio per sapere cosa fare e concludendo che no, non dovendo visitare la biblioteca non possiamo lasciare il nostro zaino lì.
Che stronzetto avessi potuto l’avrei picchiato con gusto.
Allora abbiamo detto, fan**lo; torniamo al Campidoglio dal tunnel che lo collega alla Biblioteca e spieghiamo che tutto ciò è asssurdo.
Ma, passando dal tunnel dopo aver volutamente ignorato i cartelli di NO FOOD prima del security check, passiamo gli zaini del detector e nessuno ci dice nulla…strano, ma buon per noi.
Andiamo avanti e ci ritroviamo magicamente dentro al Campidoglio.
Tutto ciò non ha senso e io mi sento leggermente uncomfortable ad andare in giro infrangendo delle regole per cui penso si possa andare in galera; perciò convinco Matteo a chiedere ad un tizio dall’aria simpatica posto dietro un enorme bancone se possiamo partecipare al tour.
Inizia una conversazione che non dimenticherò facilmente nella quale spieghiamo che è vietato portare cibo e acqua nel palazzo ma noi siamo lì davanti a lui con cibo e acqua nello zaino.
E lui ci chiede: “Quindi cosa chiedete a me?”
Ma lo fa con un tono simpatico che mi mette a mio agio; alla fine ci dice che se non facciamo vedere cibo e non diciamo niente a nessuno possiamo andare; consapevole che queste regole sono stupide e assurde per turisti che si portano sempre qualcosa dietro da mangiare e non è che possano abbuffarsi finendo le loro scorte prima di entrare lì.
E quindi, nuovamente fuorilegge, entriamo in una sala cinema che ci intratterrà per un quarto d’ora.
Ci mostrano un video davvero ben fatto, in pieno stile motivante patriottico americano per spiegarci a grandi linee la storia della fondazione del governo americano e di quel palazzo.

Dopo il video abbiamo iniziato il nostro tour arrivando alla Rotunda, il centro del potere di Washington; sembra proprio di essere tornati in Italia tra architetture palladiane e occhieggianti pesantemente all’arte romana.
La volta è completamente affrescata dall’Apoteosi di George Washington, realizzata dall’italiano Costantino Brumidi.
La cosa che più mi colpisce nel ritrovarmi qui, è che ho pensato subito al dito mozzato lasciato al centro della sala nel romanzo di Dan Brown, il simbolo perduto; penso che in qualche modo, con la mente, ci sono già stata.
Ricordo poco della spiegazione ma ho apprezzato molto che sia stata realizzata questa stanza simboleggiante una sorta di zona franca tra le due camere del governo americano.

All’interno della sala si trovano esposte moltissime statue, che sono solo una minima parte di tutte quelle che esistono.
Oltre ai personaggi storici importanti per l’America ogni Stato può commissionare la realizzazione di statue anche di personaggi che non siano parlamentari o senatori; semplicemente persone importanti e che hanno contribuito in modo sostanziale alla storia e crescita del paese.
Infatti troviamo Rosa Parks e con lei tanti altri “non politici”.
Sempre nella Rotunda si trova un fregio in bianco e nero che illustra la storia degli Stati Uniti, dall’arrivo di Colombo al volo dei fratelli Wright.
Ci sono anche dei bellissimi dipinti tra cui: La Dichiarazione di Indipendenza di John Trumbull.
Mentre ascolto la guida il mio sguardo vaga, cercando di immaginare come deve essere poter camminare in questa stanza senza nessun visitatore; magari di sera, nel silenzio e circondati da quelle pietre così importanti, in mezzo agli sguardi di marmo di persone così importanti…emozionante.
Dopo la spiegazione, e un bambino che mi ricorda me da piccola perchè fa spesso domande e ascolta con estrema attenzione (mi ha fatta sorridere tanto); ci siamo spostati nella stanza affianco per trovare altre statue: alcune di marmo, altre di bronzo, tutte molto belle, ci vorrei rimanere di più.
Scendiamo quindi al piano inferiore, alle fondamenta della rotunda, circondati da una doppia corona di colonne su un pavimento lucidissimo che mi supplica di chiedere che cosa sia; una cera particolare data su quelle pietre che altrimenti sarebbero troppo friabili e si rovinerebbero velocemente.
L’ultima tappa del nostro viaggio è la stanza in cui sono conservati i tre documenti fondamentali per gli USA: Bill of rights, la Dichiarazione d’Indipendenza e La costituzione.

Intorno alla Costituzione ci sono sempre due guardie che osservano con molta attenzione che non vengano fatte foto o qualsiasi altro atto che possa rovinarle.
Mi sono sentita fiera quando c’è stato il cambio della guardia e tutte e quattro erano donne.
Si trovano nella stessa stanza due grandi quadri rappresentanti sempre momenti importanti della costruzione dello stato.
Tramonto all’obelisco
Penso che in realtà non abbiamo visto tutto quello che c’è da vedere, forse avremmo potuto esplorare altro anche senza la guida; ma alla fine abbiamo fatto un giretto nel gift shop e poi ce ne siamo andati a vedere il tramonto dalle parti dell’obelisco.
Infatti dobbiamo camminare un pochino per arrivare all’ostello e voglio passare anche dalla Casa Bianca a vedere l’albero della First Lady.
Purtroppo lo specchio d’acqua davanti al Campidoglio è stato prosciugato, non so se per dei lavori o per il ghiaccio che si può formare; un peccato perché sarebbero venute delle belle foto al tramonto.
Lungo la strada passiamo vicino al parco delle sculture all’aperto; mi diverte sempre cercare di indovinare gli artisti delle sculture, e Rodin mi viene sempre facile!
Abbiamo visto la zucca gialla a pallini neri di Yayoi Kusama che è sui manifesti pubblicitari dei musei e devo dire che mi piace.
Ho scoperto Yayoi Kusama per caso su internet e mi ha intrigata, fa tutto con questi colori accesi e i pallini; è molto eccentrica e le sue opere sono emozionanti anche se non conosco esattamente la filosofia che c’è dietro.
La National Mall è un enorme viale alberato, lungo ben 3km!
L’idea di realizzare questo bellissimo posto venne all’architetto francese Pierre Charles l’Enfant nel 1791, ma il progetto rimase in un cassetto fino agli inizi del 1900.
Tra gli edifici di maggior rilievo spicca il Castello dello Smithsonian, una grande costruzione in mattone rosso che stacca nettamente dagli altri musei; al suo interno non contiene nulla di interessante però è un po’ il cuore del complesso museale della Mall.
Lo Smithsonian è un istituto di ricerca che viene amministrato e finanziato dal governo degli Stati Uniti e gestisce circa 19 musei.
Fu fondato dallo scienziato britannico James Smithson (1765-1829) per promuovere il sapere negli Stati Uniti; cosa curiosa, Smithson non visitò mai l’America.

Mentre passeggiamo il sole cala sempre di più finchè non arriviamo al fiume, il Potomak, sulle cui acque tranquille si vede riflesso il memoriale di Thomas Jefferson.
Qua c’è un’atmosfera di vera pace e calma, non c’è nessuno in giro, non fossimo stati stanchi morti dalla giornata mi sarei fermata volentieri per più tempo.

Adesso: direzione Casa Bianca, sbirciamo il Lincoln Memorial da lontano tutto illuminato.



Questo imponente obelisco, che domina tutta la National Mall, è stato eretto nel 1848 proprio per commemorare il padre fondatore e primo presidente degli Stati Uniti.
E’ alto ben 169 metri ed è formato da imponenti blocchi di marmo, granito e arenaria.
Passando in mezzo ad un prato con l’erba alta, non so se sia proprio la strada giusta, arriviamo all’albero di Natale della famiglia presidenziale; diciamo quello per il popolo visto che ho letto che all’interno della Casa Bianca ce ne sono centinaia.

E’ estremamente semplice e elegante, ma la cosa che ci sorprende è la musica che sentiamo mentre ci avviciniamo.
Davanti all’albero un grazioso coro di ragazzini canta canzoni di natale accompagnato da un pianoforte.
Dopo aver fatto una foto con una guardia del parco, con il suo cappellone a tesa larga e dritta, in pieno stile Ranger Signore di Yogi, ci siamo seduti ad ascoltare qualche canzone in relax.
Ho cercato di fare qualche foto al retro della Casa Bianca, da dove si dovrebbe scorgere la stanza ovale, ma è così lontana che il mio povero obiettivo non ci arriva!
Andiamo verso l’Hard Rock, che è di strada per poi arrivare all’ostello.
Washington è molto diversa da New York, almeno il centro che abbiamo visto noi; è molto tranquilla, la gente non corre per le strade e non ci sono gli altissimi grattacieli della Grande Mela, sembra più una grande città ma non propriamente una metropoli, è avvolta da un’aura diversa.
Col senno di poi andando anche a Philadelphia posso dire che ogni grande città americana ha la sua anima, i suoi sapori, i suoi suoni e colori; sono tutte differenti anche se guardandone le foto su internet possono sembrare tutte simili, caotiche e senza anima, niente di più falso.
L’Hard Rock è carino, al piano superiore ci sono queste belle vetrate colorate realizzate con la tecnica di quelle delle chiese; solo che i soggetti non sono Maria e i santi ma Elvis, credo Elton John, e un nero che non ho riconosciuto.
L’atmosfera è frenetica, ci sono ragazzotti molto rumorosi che mi guardano con uno sguardo strano, non capisco se mi stanno prendendo in giro o meno, ma non può importarmene di meno, stupidi ragazzoni cicciotti!

Capatina al bagno, al solito, maglietta e via, stavolta verso la meta finale, il letto.
Lungo la strada troviamo un’altra piazza con delle belle decorazioni, sarebbe interessante tornare a Washington un giorno perché penso che abbia molto da dare.
Un giorno e mezzo sono troppo pochi per apprezzarla davvero, al contrario di Philadelphia che mi è piaciuta e mi ha lasciata soddisfatta anche con la visita di un giorno.
All’ingresso dell’ostello (il Duo Housing) ci siamo dovuti togliere le scarpe e dopo aver fatto il check in la ragazza ci ha messi in una camera da 6 letti in cui però siamo rimasti solo noi; si trova in un altro palazzo da lei definito come accogliente, lo è in effetti, peccato solo per il bagno del nostro piano che ha la porta che non si chiude.
Matteo putroppo ha preso freddo a causa di un fastidioso spiffero che gli arrivava vicino.
Io dopo essermi lavata i denti sono crollata, praticamente vestita, sono veramente stanca.

Se non sapete da dove siamo partiti e dove finiremo, cliccate qua sotto!
Ciao, Megabus mi sembra davvero conveniente. Immagino che gli orari di viaggio siano sempre prestissimo al mattino per poter spendere così poco. Vorrei chiedere, com’era “la compagnia” sul bus? Potrebbe viaggiare anche una donna da sola o è poco raccomandabile? Grazie
Ciao Rosanna, la compagnia ha molti autobus che partono quasi in ogni momento del giorno.
Ovviamente più l’orario è “comodo” e più il prezzo sale.
Però se uno ha poco tempo le corse mattutine sono la scelta migliore, si può dormire sul bus e visitare per una giornata piena.
Per quanto riguarda la “compagnia” c’era un po’ di tutto ma non ho avuto la sensazione di essere in pericolo, sembravano tutte persone tranquille e molto assonnate.
Al ritorno il bus era più carico ma di nuovo non c’è stato nessun problema.
Non mi ricordo se ci fosse una telecamera però una ragazza sola può sempre sedersi vicino al conducente in modo da stare più tranquilla 🙂