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Due italiani in America

Non posso credere che siamo davvero a New York, la Grande Mela, il teatro di così tante: storie, film, romanzi, canzoni.
L’America popola il nostro immaginario mentre cresciamo: Ghostbusters, Iron Man, Friends, Jhon Wick.
La conosciamo nel nostro profondo anche se non l’abbiamo mai vista, o almeno era quello che pensavo prima di conoscerla veramente.

Il viaggio

Partiamo da Milano alle 8:30; Matteo bello tranquillo, in fondo lui ha già fatto un lungo viaggio, ma io beh…questa è tutta un’altra storia!
Salgo sull’aereo (di American Airlines) e non posso non stupirmi di quanto sia grande; io, quella abituata alle scatolette di tonno della Rayanair.

Quadro di Lady Be
Opera di Lady Be, un’artista italiana che usa materiali di recupero per creare questi splendidi quadri.

Ho passato le tre ore di attesa in aeroporto a sperare che sull’aereo ci fossero i minischermi con i film, sarei stata persa senza di loro quindi, fingers crossed!
Prima di partire mi fumo l’ultima sigaretta su suolo italiano; ho letto che in America ci sono parecchie restrizioni sul fumare in luoghi pubblici quindi non so quando potrò rifumarne una.

Il primo sbaglio più grosso di questo viaggio!
Lo sgabuzzino per quelle bestie suicide che siamo è impregnato dell’odore di marcio della cenere dei mozziconi e mi viene una nausea pazzesca, mancano i diritti umani in quel cubicolo.


Comunque, abbiamo dormito tipo tre ore in totale la sera prima quindi passiamo il tempo sonnecchiando fino a che finalmente non ci lasciano imbarcare.

I biglietti per l'America
Queste sono le facce da 3 ore di sonno

E indovinate? Le cose non vanno sempre male nella vita, ho lo schermo magico!
Non solo, c’è anche un cuscino e una copertina; ma lo schermo resta la cosa più bella in assoluto.
Il viaggio è una pacchia, pianifico immediatamente di fare una megascorpacciata di film e fallisco al primo tentativo riuscendo a vedere l’80% del Re Leone…non riesco a stare sveglia!
L’aereo è mezzo vuoto e ci siamo potuti mettere in una fila tutta per noi quindi abbiamo tantissimo spazio, ho dormito della grossa.

Direi che per 370€ a testa, andata e ritorno, abbiamo avuto un servizio regale!

9 ore di volo dopo… la dogana

Vediamo il suolo americano!
Sono in un altro continente!
L’America!!!! (immaginate di sentirlo dall’attore di “La leggenda del pianista sull’oceano”)

America!
Terraaaaaaaaaaaaa!!!

Inizia la trafila di controlli per entrare, ci incolonnano ad aspettare di essere interrogati dalla polizia che ci prende le impronte, ci fa una bella foto ricordo e soprattutto non essendo sposati ci hanno messi in due file diverse, ma guarda caso alla fine siamo finiti insieme.
Ma va?
Che geni questi americani, se siamo una coppia avremo i soldi e tutto il resto divisi?
Vabbè.

Per entrare in America serve l’ESTA (Electronic System for Travel Authorization) che potete fare qua.
A cosa serve?
Semplicemente a farvi entrare senza dover fare la VISA (il visto) che richiede procedure più lunghe e costoste. Solamente i cittadini di alcuni paesi, tra cui fortunatamente si trova l’Italia, possono visitare l’America in questo modo.
Ricordate di compilare la richiesta almeno una settimana prima della partenza perchè ci vogliono alcuni giorni per ottenerne l’approvazione.
L’ESTA ha una validità di 2 anni e vi permette così di fare più viaggi senza dover ogni volta fare una nuova richiesta.
Ricordate però che non potete rimanere nel paese per più di 90 giorni (poco male, se volete stare di più vi basta uscire dal paese e rientrare, non ci sono limitazioni di tempo tra viaggi consecutivi).
Il costo è di 25€.

Torniamo a noi…
Quando ci chiedono del cibo gli diciamo che ne abbiamo parecchio, sapevamo che il mangiare costa caro così ci siamo preparati con una ricca scorta di sgranocchini vari per poter sopravvivere a tutto.
Modalità braccine corte sempre ON!
Ovviamente ci mandano al controllo cibo, ci accompagna un tenero Jackie Chan in miniatura che ci lascia nelle mani di un enorme poliziotto, dei due non so chi mi metta più in soggezione.
Una cosa abbiamo capito dall’esilarante controllo, che vogliono incutere terrore ma se sai che non hai fatto nulla di male la cosa diventa quasi comica.
Una conclusione a cui sono giunta è che alla fine gli americani hanno il terrore del pollo: in tutte le sue forme; in polvere, le sue uova, il bianco d’uovo liofilizzato, insomma…guai a voi se portate pollo in America.
Tutto il resto è okay, abbiamo buttato solo due zuppette liofilizzate.

Finalmente siamo sul suolo americano!

Ci prendiamo i bagagli e usciamo, l’uscita è qualcosa di angusto e minuscolo, sembra quasi una stazione dei treni italiana un po’ in disuso.
Cerchiamo di fare il punto della situazione; per prima cosa, ci serve internet.
Sinceramente sono parecchio agitata quindi non riesco a seguire l’intenso discorso sulla sim americana che Matteo ha con la signora sudamericana che le vende, capisco solo che Trump ce l’ha a morte con i cinesi (e questa non è una novità) e che per questo motivo tutti i possessori di telefonia cinese devono soffrire, i loro telefoni non prenderanno mai sul suolo americano, God bless America!
Alla fine cacciamo li sordi e otteniamo l’internet, con tipo la connettività di dieci anni fa ma meglio che nulla.
Quindi direzione albergo, bella storia ahahah, no dai è stato semplice:

  • Step 1: incontri un americano
  • Step 2: gli chiedi dove sia la fermata dell’Air train per arrivare a Manhattan
  • Step 3: lui ti ci porta
  • Step 4: fine della ricerca

Anzi, dopo averci portato in zona ci lascia nelle mani di un addetto dell’aereoporto che ci spiega come fare la famosa Metrocard e quale linea prendere.
Airtrain, quindi linea A e via…verso il cuore del mondo.
Dopo un’oretta arriviamo al cambio metro, prendiamo la gialla e arriviamo esattamente sotto l’albergo.

La Metrocard è la tessera della metropolitana, indispensabile per qualsiasi turista visto che anche solo spostarsi da un quartiere all’altro di Manhattan vuol dire fare millemila chilometri.
Qui trovate il sito ufficiale della compagnia della metro MTA.
Esistono molteplici siti che offrono la Metrocard insieme al Go Pass (carta che vi permette di entrare in un certo numero di musei e attrazioni della città), io ho preferito farli separatamente per essere sicura di avere la carta fisica della metro (per il Go Pass basta stamparselo).
Purtroppo esistono solo due opzioni utili ad un turista: 7 giorni di corse o 30 giorni.
Questo cosa vuol dire?
Che chi, come noi, rimane in città per due settimane deve farne due da 7 giorni.
Il costo è di 33$ per quella da 7 giorni e 127$ per quella da 30, come vedete non c’è vantaggio nel fare quella più lunga.

L’arrivo in albergo

Siamo su Canal Street, una strada a sei corsie enorme e trafficata, ma dalla nostra stanzetta all’ottavo piano il brusio delle macchine è quasi cullante.
Anche qua non ricordo per quale motivo, problemi di pagamento, cacciamo altri soldi non preventivati, mannaggia.
L’idea che mi ero fatta del primo giorno in America era un po’ diversa da come effettivamente è andato; mi immaginavo al ponte di Brooklyn a vedere un meraviglioso tramonto…invece sono finita esausta sul letto e con un tenero: “Mi riposo solo un’oretta” ero out.
Goodbye, a domani ahahah.
Abbiamo dormito davvero fino al giorno dopo, ma tra il jet lag e la stanchezza della giornata non siamo riusciti a far valere la nostra volontà sopra il sonno.

Vista dall'albergo su Canal Street
La vista su Canal Street

Volete sapere se arriviamo vivi al secondo giorno? Cliccate qua!

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2 commenti

  1. Tatiana dice:

    Ciao, tutto vero! Molte delle prime impressioni che hai avuto tu, le ho avute anch’io!
    L’unica grossa differenza la ho trovata nel tuo commento sull’aeroporto”l’uscita è qualcosa di angusto e minuscolo”. In quale aeroporto siete atterrati? A me è sembrato tutto immenso.

    1. Siamo atterrati al JFK ma ci sta che abbiamo sbagliato e siamo usciti tipo dall’uscita “di servizio” xD chi lo sa…

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